mercoledì 20 luglio 2011

Intervista ai batteristi Jazz


Incontro con Matteo Fraboni
le domande nascono suonando...
Quale Set up consigli ad un batterista che si avvicina al jazz?
Di solito uso un set tradizionale, cassa 18" tom 12" timpano 14" e rullante 14". Per i piatti cerco di seguire una linea, tenendo un piatto asciutto, comodo alla sinistra (al posto del crash), per scelta di colore, volumi e per favorire la gestione delle dinamiche e del “climax” durante le improvvisazioni. Inoltre la pratica batteristica nella storia conferma questo. C'è poco da inventare... il nuovo è una variazione di qualcosa di sperimentato e consolidato. I piatti dopo averli trattati in più modi ( grattandoli con carta vetrata ad acqua, oppure bucandoli o scocciandoli) sono dell'idea che le linee guida più diffuse hanno ragione d'esistere. La tradizione non è un ripiego ma una risposta valida. Il periodo bop lo considero il più alto come tecnica, linguaggio e accordatura. Ogni volta che ascolto dischi di quel periodo, di Max Roach, Sonny Clark, George Duvivier, scopro sempre qualcosa di nuovo.
Bene, passiamo nello specifico tecnico dello strumento: per l'accordatura della cassa hai consigli da darci?
La cassa veniva definita come una "bomb" nell'era swing, e nella scelta delle pelli, la risonante per me deve essere sabbiata come la battente. Nell'accordare lo strumento parto dall'ascolto della nota, percuotendo il centro della pelle battente. In un secondo momento vado ricercando le sfumature dell'accordatura lavorando sulla tensione delle pelle risonante, cercando un colore finale che mi piaccia.
E che ne pensi dell'utilizzo delle sordine?
Le sordine anche se non si usano più perché il suono della batteria è cambiato... ritengo che siano molto utili sia in studio che dal vivo, ti permettono di controllare le risonanze dei tamburi, e in un contesto di lavoro in studio di registrazione posso rendere tutto più facile. La pelle che preferisco sia per la cassa che per i tom-tom, timpani e rullante sono delle semplici sabbiate. Nell'uso del 'balance' tra pelle battente e risonante seguo le linee fondamentali di comune uso: la risonante più tirata rispetto alla battente. Ma come ho detto prima, per trovare un colore interessante, un equilibrio armonico, parto dalla battente e poi allentando o tirando la risonante cerco un suono appunto equilibrato degli armonici sviluppati da entrambe, lavorabdo esattamente al contrario, ma questo è un mio modo.
Utilizzi sordine in gomma, o altre tipologie per controllare i piatti? No, di tanto in tanto trovo utile lo scotch per controllarli, ma dopo le influenze anni 80/90 di Jack Dejohnette sono tornato a preferire suoni lunghi, aperti e ariosi, penso abbraccino meglio il suono degli altri strumenti, quindi anche la musica.
Usi pelli difficili , tipo idrauliche? No, decisamente no, anche in questo caso non le userei, seceglierei le solite pelli "naturali" sabbiate.
E per la cassa? Usi sordine per controllare le risonanze? Utilizzo stracci come sordina, e cerco il suono più naturale possibile proprio di “una cassa”, quindi un suono un rozzo, rotondo ma d'impatto.
Le risonanze della cordiera con gli ampli? Penso che l'unica sluzione sia quella di provare soluzioni differenti tra le pelli battenti e risonanti dei tamburi.
In definitiva qual'è la tua concezione dello strumento?
Penso che la batteria sia come un insieme di singoli tamburi che tratto separatamente, infondo è uno strumento che deriva dal set di percussioni dell'orchestra classica, che unite assieme possono essere suonate da un unico musicista. Mi ha sempre affascinato l'aspetto dei ritmi e dei canti delle diverse culture tradizionali che troviamo in giro per il mondo, e trasportarle su uno strumento come la batteria, utilizzando piccole percussioni, le mani etc... è una di quelle cose alle quali non ho mai saputo rinunciare, proprio perchè in un certo senso, la batteria viene conosciuta come "motore" della musica, ma invece approfondendo lo studio dello strumento, può essere molto di più, diventando una 'tavolozza per colorare la musica', piuttoto che una "batteria di tamburi" appunto, sottintendendo che l'azione fatta da più uomini viene rielaborata da un unico musicista.
E invece cosa ne pensi del suono che si può ottenere dallo strumento?
Sul suono ho speso molto tempo, tirando pelli, cambiando piatti, rompendoli...provando di tutto per anni, ma adesso se ti devo dire quello che penso è che il suono è dato anche e soprattutto da come si tengono le bacchette e da come si portano i colpi con busto-spalle-braccia e bacino.
Quali sono le tue figure di riferimento per la batteria?
Sono i Batteristi che mi aiutano a riflettere sul suono e il fraseggio sullo strumento: da Philly Joe Jones passando per Elvin e Jack Dejhonette a Jojo Meyer fino arrivare a Paul Motian, trovo tanti punti in comune nell'utilizzo della tecnica a servizio della musica, penso che il batterista più bravo, se così si può dire, è quello che riesce a far cantare lo strumento, piuttosto che quello che vuole farti vedere quanto va veloce sul set.(...)
In conclusione, penso fermamente che un musicista, qualsiasi strumento suoni, il suo suono lo abbia in testa, e sia in grado di svilupparlo con qualsiasi strumento si trovi davanti.
Ciao a tutti.
Di Lorenzo Ghetti Alessandri