mercoledì 23 aprile 2014

Etichette discografiche a pagamento? No grazie.

Oggi in tanti, molti, troppi... Quasi tutti producono, editano, pubblicano e molti lo fanno tranquillamente dal garage di casa dati i costi a buon mercato per reperire l'attrezzatura necessaria.
Fin qui non c'è nulla di male per carità, ma c'è un aspetto che credo possa destare l'attenzione di molti di voi, ed ecco il domandone: 

"E' giusto far pagare per vedere il proprio lavoro pubblicato?"



Anni fa, c'erano i discografici in stile 'talent scout' che, seguendo il loro background culturale/musicale, e quindi una loro filosofia estetica, che, andando in giro per club s'invaghivano letteralmente del 'Jimy Hendrix' di turno, ed investivano capitale che poi sarebbe rientrato dai concerti e dalle vendite dei dischi... Questa pratica portava il musicista ad essere riconosciuto, rendendolo tale...e cioè, artista, della musica in questo caso.
Oggi invece le etichette, (non tutte per fortuna), sono in vendita, come fossero dei mezzi di servizio alla merce' del miglior , o peggior, offerente.
La formula standard e' sempre la stessa, e a seguito della ricezione del 'master' del disco proposto, (per il quale lo pseudo artista ha già speso 2/3000€ ndr), proviamo ad immaginare la risposta via email dell'etichetta all'aspirante artista:

"Ciao 'Artista', complimenti! Noi siamo interessati al suo lavoro e le condizioni contrattuali per la pubblicazione sono:

- obbligo di acquisto di 1500 copie a 10€ l'una a carico dell'artista, (su una tiratura  totale di 1800/2000 copie);

- la 'xxxxxx.edizioni' diventa proprietaria dell'opera d'ingegno al 100%, (semmai un tuo brano 'funziona', guadagnano loro);

- le spese di grafica sono a carico dell'etichetta discografica 'xxxxxx.edizioni' (3/400€ al massimo...)

- la 'xxxxxx.edizioni' distribuira' il disco nei migliori negozi di musica in Costa d'Avorio, (con tutto il rispetto per la Costa d'Avorio), in Kirghizistan e a Barletta, dove sicuramente il tuo disco avrà visibilità invidiabile, che solo con noi della 'xxxxxx.edizioni' può avere, e cioè la tanto rincorsa 'worldwide'...

Con questi dati un po' romanzati ma potete fidarvi, mooolto vicini alla realtà, possiamo passare al domandone finale con il quale vi saluto fino al prossimo articolo:

"Ma un artista, o presunto tale, che paga per vedere il proprio lavoro pubblicato, può essere considerato tale? O forse dovrebbe studiare e maturare ancora un po per essere notato e scritturato/pubblicato senza che paghi? 

Sono aperte le votazioni... E comunque vada sarà un successo...

Keep on swinging!


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