Ciao a tutti,
continuiamo con la rubrica del blog, che si interessa di alcune problematiche legate la cultura della musica jazz in genere.
Negli ultimi anni, si è iniziato a parlare di musica Jazz, con affianco la nazionalità di provenienza.
Per quanto si possa sostenere o meno questa tesi, ci sono alcuni punti oggettivi, storici, che un cultore della musica jazz non può prescindere, e cioè che quest'intruglio figlio di ritmi africani e partiture francesi, ben mescolate, hanno dato vita ad un beat binario cosiddetto "swing", ed a tessiture melodiche figlie delle armonie europee del tardo '800.
Tutto questo accadde a New Orleans, dove nei locali notturni si riunivano i musicisti in loco dando vita alle famose "Jam session" fino il mattino.
Dopo questa 'era' dove il jazz viveva una condizione ancora di matrice "rurale", si e' evoluta con le migrazioni dei musicisti che da New Orleans, da Detroit, da Minneapolis etc.. si spostarono a New York, dove c'era un fermento economico notevole rispetto le altre realtà, ed e' proprio li che "quest'intruglio" prese piede e si sviluppo' molto rapidamente.
Tenete conto che il jazz, e' l'unico linguaggio musicale ad essersi evoluto così tanto in soli 100 anni, non ve ne sono altri paragonabili.
E quindi si sono susseguite la "swing era" appunto, l'epoca delle "grandi orchestre", (da ballo), il Cool jazz della West coast, il Bop, il Be - Bop, l'ampia parentesi del jazz "modale", l'Hard-bop nella seconda metà degli anni 60 e il Free jazz, tutti figli dello stesso filone espressivo, della stessa matrice, dello stesso 'spirito', potremmo dire.
Tenete conto che il jazz, e' l'unico linguaggio musicale ad essersi evoluto così tanto in soli 100 anni, non ve ne sono altri paragonabili.
E quindi si sono susseguite la "swing era" appunto, l'epoca delle "grandi orchestre", (da ballo), il Cool jazz della West coast, il Bop, il Be - Bop, l'ampia parentesi del jazz "modale", l'Hard-bop nella seconda metà degli anni 60 e il Free jazz, tutti figli dello stesso filone espressivo, della stessa matrice, dello stesso 'spirito', potremmo dire.
Ma nel frattempo ci sono state incursioni anche con il rock, anch'esso figlio illegittimo del jazz, (nel senso più ampio di quello che rappresenta questa musica per la cultura americana), che ha dato vita alla 'fusion', poi con la musica e le culture caraibiche e brasiliane che hanno partorito rispettivamente il 'Latin jazz' e la Bossanova.
Tutti sempre figli della stessa "mamma swing' se vogliamo darle un nome, perché e' importante tenerlo presente, come se fosse il nostro filo di Arianna.
Andando avanti ritroviamo un'altro anello di congiunzione, quello con l'Hip-hop, soprattutto dal punto di vista del fraseggio ritmico, sia vocale che strumentale, (tant'è che il 'flow' di un moderno rapper non è nient'altro che lo 'scat' del caro Louis Armstrong ndr ), entrambi figli dello stesso strato sociale, che come i negri del jazz, protestavano anche loro per essere liberi dall'appartheid.
Tutto questo percorso ovviamente andrebbe fatto non in un articolo, ma queste informazioni sono il succo di una bibliografia abbastanza fornita che ho avuto modo di collezionare negl'anni, quindi, perlomeno come 'bignami' potete farle fede.
Dicevamo del jazz e le sue varie nazionalità, perché cos'è successo in Italia o in Olanda?
In Italia siamo gli esponenti del lirisimo nel canto ma anche nei testi, sempre molto evocativi nella nostra tradizione, e quindi il "nostro jazz" viene considerato quello dal "colore e dal calore mediterraneo, (pensate a Paolo Fresu), essendoci anche dei parallelismi con le contaminazioni musicali avvenute anni fà.
Nel nord Europa e in particolare in Olanda, per esperienza personale e per gli artisti con cui ho condiviso il palco, lo studio di registrazione etc.. Una cosa è certa: c'è da dire che il clima, ( cosa assolutamente esterna la musica ma assolutamente influente!!!), condiziona molto l'immaginario musicale di un musicista. Un po' come lo status simbol del cielo londinese, grigio, anche gli olandesi non possono godere delle giornate primaverili che in Italia e nel sud dell'Europa invece possiamo avere in diverse parti dell'anno. E questa è stata una mia impressione molto forte quando sono stato lì più volte. C'è una scuola tradizionale anche li, (suonano be-bop), ma poi capita di incotrare talenti raffinati, introversi nei modi di fare che quando li senti suonare si apre un mondo nuovo, di cui non ne percepivi l'esistenza ed è proprio lì, che senti il loro vero animo musicale.
Le atmosfere rarefatte, sempre, o spesso, molto delicate, basti pensare ai lavori di Bobo Stenson. Quella è la dimensione jazz del nord Europa, forse nella sua forma più autentica, dove lo "swing" diviene un'impulso più delicato ed intimo appunto, non si lasciano facilmente andare a grandi exploit dinamici etc...
Breve parentesi sulla scena orientale, del quale non conosco molto non essendoci mai andato personalmente, ma tramite la rete si evince che c'è molta rincorsa allo standard americano, sia retrò che contemporaneo.
La scena francese è anch'essa molto attaccata alla tradizione ma di più ampie vedute ed essendo Parigi una città dal respiro internazionale nelle programmazioni dei club e festival si trovano progetti contemporanei come quelli di Robert Glasper, Esperanza Spalding e compagnia cantante.
Quindi che conclusioni possiamo dedurre da questo excursus tra le varie nazioni?
Che forse di jazz, il grande jazz, ce n'è uno ed è quello riconducibile alla tradizione americana, perché oltre a fare mirabolanti peripezie sullo strumento, racconta una storia e vi è riconoscibile un 'messaggio' al suo interno. Le altre correnti che si sono sviluppate possono essere più o meno criticabili, possono piacere o meno, possono essere chiamate con il proprio nome o con un'altro ma credo che sarete tutti d'accordo con le parole con cui vi saluto, di Duke Ellington, che asseriva:
"Ci sono due tipi di musica: la buona musica e tutto il resto…"
Keep on swinging!
In Italia siamo gli esponenti del lirisimo nel canto ma anche nei testi, sempre molto evocativi nella nostra tradizione, e quindi il "nostro jazz" viene considerato quello dal "colore e dal calore mediterraneo, (pensate a Paolo Fresu), essendoci anche dei parallelismi con le contaminazioni musicali avvenute anni fà.
Nel nord Europa e in particolare in Olanda, per esperienza personale e per gli artisti con cui ho condiviso il palco, lo studio di registrazione etc.. Una cosa è certa: c'è da dire che il clima, ( cosa assolutamente esterna la musica ma assolutamente influente!!!), condiziona molto l'immaginario musicale di un musicista. Un po' come lo status simbol del cielo londinese, grigio, anche gli olandesi non possono godere delle giornate primaverili che in Italia e nel sud dell'Europa invece possiamo avere in diverse parti dell'anno. E questa è stata una mia impressione molto forte quando sono stato lì più volte. C'è una scuola tradizionale anche li, (suonano be-bop), ma poi capita di incotrare talenti raffinati, introversi nei modi di fare che quando li senti suonare si apre un mondo nuovo, di cui non ne percepivi l'esistenza ed è proprio lì, che senti il loro vero animo musicale.
Le atmosfere rarefatte, sempre, o spesso, molto delicate, basti pensare ai lavori di Bobo Stenson. Quella è la dimensione jazz del nord Europa, forse nella sua forma più autentica, dove lo "swing" diviene un'impulso più delicato ed intimo appunto, non si lasciano facilmente andare a grandi exploit dinamici etc...
Breve parentesi sulla scena orientale, del quale non conosco molto non essendoci mai andato personalmente, ma tramite la rete si evince che c'è molta rincorsa allo standard americano, sia retrò che contemporaneo.
La scena francese è anch'essa molto attaccata alla tradizione ma di più ampie vedute ed essendo Parigi una città dal respiro internazionale nelle programmazioni dei club e festival si trovano progetti contemporanei come quelli di Robert Glasper, Esperanza Spalding e compagnia cantante.
Quindi che conclusioni possiamo dedurre da questo excursus tra le varie nazioni?
Che forse di jazz, il grande jazz, ce n'è uno ed è quello riconducibile alla tradizione americana, perché oltre a fare mirabolanti peripezie sullo strumento, racconta una storia e vi è riconoscibile un 'messaggio' al suo interno. Le altre correnti che si sono sviluppate possono essere più o meno criticabili, possono piacere o meno, possono essere chiamate con il proprio nome o con un'altro ma credo che sarete tutti d'accordo con le parole con cui vi saluto, di Duke Ellington, che asseriva:
"Ci sono due tipi di musica: la buona musica e tutto il resto…"
Keep on swinging!
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