mercoledì 30 aprile 2014

CULTURA ITALIA - CULTURA MONDO: QUALI LE PRINCIPALI DIFFERENZE?

Ciao a tutti,

continuiamo la rubrica del blog relativa la cultura della musica e tutte le attività inerenti.

Oggi vogliamo affrontare il tema attuale delle differenze di pensiero, "way of think" , che possiamo trovare tra l'Italia e il resto del mondo.
No, non è con fare presuntuoso che ci avviciniamo a tale argomento, cerchiamo di farlo sulla base delle nostre esperienze e la voglia di condividere con voi il nostro "way of think".
Quindi iniziamo ad individuare quali possono essere i punti focali su cui basare le nostre osservazioni:

- Mentalità del popolo: progressista o tradizionalista?

- Differenze culturali del paese;

- Dis-livello di educazione tra le generazioni 'attive' nel presente;

Il primo punto è da trattare credo con il senno di poi di chi ha osservato da due o tre anni come si sono succeduti i fatti, quindi da che situazione siamo partiti e in quale condizione ci ritroviamo oggi.

Se parliamo di mentalità, saremo tutti d'accordo nel dire che in Italia, se c'è una città di respiro intellettuale perlomeno europeo, non è forse la capitale, Roma, dove ancora, come in gran parte del paese, resiste un'educazione tradizionale che affonda i propri usi e costumi nel dopo guerra e da lì non ha fatto troppi passi in avanti, e, a maggior ragione, i 'familismi' che tutti ben conosciamo non garantiscono assolutamente un'apertura alla gestione delle attività.
In tanti s'innamorano della città più bella del mondo, ma rispetto gli standard di altre capitali spesso Roma ha solo i difetti di una metropoli, quantificabili in traffico e collegamenti nauseabondi, mentalità provinciale, a discapito delle realtà culturali, diffuse e sostenute anche politicamente che si possono trovare nella capitale d'Italia; basti pensare alla condizione in cui si trova la colonna portante che ci riguarda da vicino, la Casa del Jazz, che è stata chiusa per diversi mesi causa "caduta di un pino" sulla struttura , (…), e il festival di punta estivo di Villa Celimontana che quasi non fanno più e gli eventuali  cartelloni sempre con gli stessi nomi, e questo va detto, che per entrare in determinati ambienti lavorativi, non lo si può fare a meno che non si è presi sotto l'ala protettrice dei soliti noti che già fanno parte dell'entourage.
Forse Milano può essere additata come la città più vicina agli standard europei ma anche lavorando bene nella 'stretta' realtà della city è difficile che ci siano risultati a caduta sul resto del paese.
La realtà di Torino è invece degna di nota, oltre che ad ospitare, promuovere ed incentivare il Torino Jazz Festival, (per il quale abbiamo l'onore come blog di collaborare come ufficio stampa ndr), è da molti anni una città viva, propensa alle nuove proposte, dando spazi e possibilità di esprimersi alle nuove generazioni, si, proprio quelle che il lavoro se lo devono inventare come tanti dei ragazzi che oggi hanno tra i 20 e i 40 anni, perché "il buco" generazionale legato al lavoro può essere individuato all'interno di questa fascia di età.
E poi? Bologna è sempre in movimento ma negli ultimi anni anche "la dotta" ha trovato delle difficoltà. Scendendo lungo lo stivale abbiamo "Puglia suona bene"spronato molto dall'attività politica di Vendola e poi? Tanti mini festival dove, diciamolo, o suonano i grandi nomi d'oltreoceano oppure tu, seppur valido musicista, puoi bussare mille volte ma "non conoscendoti" sarà per te letteralmente impossibile avere un concerto e non c'è da stupirsi se non rispondono alla mail, in Italia, ogni tanto anche l'educazione è un optional. Quindi potremmo concludere l'analisi di questo primo aspetto dicendo in maniera più oggettiva possibile che le nuove generazione più istruite possono e vogliono essere progressisti, quelle "già grandi", molto spesso sembrano non vedere più il la della punta del loro naso, tristemente ancorati ai valori di vent'anni fa, quasi ignari che il mondo va avanti, evolvendosi!

Passiamo ora al secondo punto, che tratteremo con apparente leggerezza, tanto è l'importanza della questione, ma dedichiamole qualche istante: sopra, abbiamo cercato di osservare come e dove, possiamo trovare un'approccio di stampo progressista o tradizionalista nei principali poli del paese.
Ora invece, continuiamo ad esplorare tale questione, prendendo in considerazione le enormi differenze che ci sono lungo lo stivale e, come sempre, concluderemo senza arrivare a delle conclusioni affrettate, ma bensì ponendoci/vi ulteriori domande, così da avere più spunti di riflessione.
Guardando al nord, al centro, al sud e alle isole, la prima immagine che mi viene in mente è una grande "mamma chioccia" che vien dalla campagna, che nonostante l'avvento degli smart phone continua ad imperare con la sua tradizione che è inossidabile ovunque, da Torino a Milano, Firenze, Bologna, Roma, Ancona, Pescara, Napoli fino arrivare in Sicilia e Sardegna, la "cultura del rimedio della nonna", di matrice italianissima, ma multiforme nello stivale, regna incontrastata come cultura dei valori diffusi.
Fuori dall'Italia sappiamo tutti che non è così, e forse ci viene da dire che sarà quasi impossibile cambiare, ma tentar non nuoce.
Chiunque di voi abbia messo piede più in là del confine, avrà avuto modo di constatare che "la fuori", c'è un mondo più educato, più civile, basato spesso su delle norme dettate dal buon senso, organizzate, dove se c'è un biglietto da pagare sull'autobus, non c'è l'atteggiamento truffaldino che troviamo nel nostro bel paese.
Abbiamo voluto fare questo esempio molto elementare per essere chiari con tutti, il nostro obbiettivo è quello di comunicare alle masse, cercando di rompere, e non solo in ambito musicale, questa "sottocultura da patatine fritte" che ci hanno propinato con i media nell'ultimo ventennio, e vogliamo farlo parlando una lingua sincera, comprensibile per tutti.

Ma veniamo all'ultimo punto, secondo voi, un dirigente che ha superato i cinquanta anni di età, ha una visione oggettiva della realtà in cui si trovano a vivere le nuove generazioni?

Forse dopo questa domanda non ci sarebbe da aggiungere altro, perché già a nostro parere individua in maniera molto chiara "il problema generazionale" che abbiamo in Italia, ma essendo un blog di "propaganda" non ci tiriamo indietro e vediamo di arrivare alle 'nostre' conclusioni:

"Tutti ci lamentiamo della mancanza di futuro, della mancanza di certezze e molti, se non avessero aiuto dalla famiglia, anche della mancanza del presente. Viviamo in un sistema che non premia ne da spazio ai nuovi professionisti, i famosi "cervelli", quelli che non se ne sono andati,  che vogliono andare avanti e progredire come paese non solo a livello di social network e tecnologia, ma bensì nei contenuti: quelli che comprendono la tradizione ma cercano di utilizzarla per migliorarsi, senza avere paura del nuovo."

Perché altrimenti realtà come quella dell'India o della Cina, come avrebbero fatto ad emanciparsi così tanto, perlomeno sotto il profilo industriale ed economico? In india ci sono zone dove ancora si spostano con gli elefanti è vero, e la tradizione religiosa è molto forte ancora, ma nonostante ciò le migliori menti informatiche di tutto il mondo stanno arrivando da lì…qualcuno si è mai chiesto come?

Ve lo diciamo noi, dando spazio alle nuove menti.

Keep on swinging'




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